Le antiche armi cinesi

di Yang, Jwing-Ming

Questo articolo è un estratto del libro “Le antiche armi cinesi. Una guida allo studio delle arti marziali” del Dr. Yang, Jwing-Ming.

Un territorio vasto come la Cina è molto vario geograficamente. Mentre deserti ed altipiani coprono i territori del nord, catene montuose dominano ad ovest. Le coste a sud-est e la zona centrale, lussureggianti, con clima mite, con molti laghi, stagni e fiumi sono state preferite dai cinesi per migliaia di anni.

Queste differenze geografiche danno luogo a variazioni significative nell’evoluzione della cultura locale. Le caratteristiche fisiche, così come le tradizioni etniche, cambiano da zona a zona. Queste diversità causano mutamenti nelle armi che lì si sviluppano. Per esempio, i cinesi del nord, tendono ad essere più alti e più possenti rispetto ai loro fratelli meridionali, quindi gli artisti marziali del nord, utilizzarono armi più lunghe e più pesanti. Al contrario, i cinesi del sud, essendo più bassi e generalmente più esili adottarono armi più corte e più leggere, conformi alla loro corporatura. Infatti, la lunga pertica, usata normalmente dagli artisti marziali del sud, era almeno mezzo piede più corta di quella usata al nord. Lo sfondo culturale e i conseguenti stili di vita nelle differenti aree, contribuirono alle variazioni nell’armamento. I cinesi settentrionali, a causa della vasta espansione del territorio, svilupparono una cultura molto simile a quella del Texas e del vecchio West nel Nord America. Questi popoli erano più selvaggi e migliori guerrieri a cavallo di quanto lo fossero i popoli del sud. Gli artisti cinesi meridionali erano un insieme cosmopolita, che vivevano in territori molto popolati e divennero i migliori combattenti a terra. Anche a causa del clima più caldo e della grande quantità d’acque nel sud, i popoli del meridione furono generalmente migliori guerrieri in acqua e nuotatori degli abitanti del nord.

Esistono distinzioni anche fra i popoli dell’ovest e quelle del sud-est. Nelle montagne dell’ovest, gli abitanti erano specializzati nella caccia con il tridente, naturalmente usavano la stessa arma nel combattimento. Nelle montagne occidentali vivevano anche animali velenosi, come i serpenti, ragni e millepiedi. Dopo migliaia d’anni di sperimentazioni, il popolo imparò a trattare questi veleni. Questa particolare conoscenza fece sì che gli artisti marziali dell’ovest utilizzassero il veleno per rendere mortali le loro armi. La parte del sud-est, al contrario dell’ovest, era una grande pianura agricola, i cui abitanti usavano la zappa e l’aratro per coltivare la terra, perciò crearono delle tecniche di combattimento con questi attrezzi. Inoltre, il territorio era così vasto che, nei tempi antichi, il governo centrale esercitava soltanto un minimo controllo nelle aree distanti dalla capitale. Durante la stagione della raccolta, gruppi di banditi scendevano e saccheggiavano interi villaggi. Per difendersi da questi attacchi, il villaggio assumeva un’artista marziale che insegnava ai giovani l’arte della difesa. Dato che i banditi colpivano all’improvviso, i difensori usavano come armi quello che avevano a portata di mano. Perciò, divennero provetti nell’usare come armi di difesa la zappa, il rastrello, l’aratro, il tridente o altri arnesi agricoli o di caccia.

Con lo sviluppo delle comunicazioni e dei trasporti, le distinzioni locali andarono perdute, e gli stili marziali e le tecniche divennero un miscuglio nazionale.

Armi ed artisti marziali

Generalmente, un’artista marziale ben allenato doveva portare minimo tre tipi di armi. Primo, doveva avere un’arma principale, come una spada, una sciabola, un bastone o una lancia, quella con la quale era più esperto; quest’arma era visibile al nemico ed era la più efficace nell’uccidere. Inoltre, una seconda arma doveva essere nascosta nel corpo, forse una frusta o una catena di ferro nella cintura o un paio di pugnali negli stivali, da usare nel caso che l’arma principale andasse perduta. Infine, per l’uso a lunga distanza o nel caso di attacchi a sorpresa in una battaglia ravvicinata, erano impiegate armi da lancio. Alcune di queste armi, facili da nascondere (es. frecce o coltelli da lancio) venivano proiettate da un tubo fornito di una molla. Nella scelta delle sue armi, un’artista marziale doveva considerare tre fattori. Primo, quale tipo di arma si adattava alla sua corporatura: se egli era alto e forte, sarebbe stato avvantaggiato da un’arma lunga e pesante, come una grande sciabola o alabarda, che poteva pesare oltre venti chilogrammi. Queste armi avevano un potenziale letale maggiore a causa della loro lunghezza ed erano più difficili da bloccare a causa del loro grande peso.

Se un’artista marziale era alto, ma non particolarmente forte, sceglieva una lancia. Con quest’arma lunga ma leggera, egli poteva essere più veloce e più resistente in battaglia. Un uomo basso ma molto forte, optava per una sciabola grossa e pesante, o per un paio di martelli, armi validi anche a corto raggio. Infine, un’artista marziale piccolo ed esile, utilizzava spade, spade doppie, doppie sciabole, doppi bastoni o pugnali. Molte donne erano specializzate nell’uso di queste armi.

Il secondo fattore che doveva essere considerato nella scelta di un’arma, erano le condizioni della battaglia imminente; sarebbe stato uno scontro fra cavalieri, o solo il nemico era a cavallo, oppure, sarebbe stato un combattimento uomo contro uomo senza destrieri? Ognuna di queste situazioni richiedeva un’arma differente.

Se il combattimento era a cavallo, si dovevano considerare: l’autodifesa, la difesa del cavallo, l’attacco al nemico e l’attacco alla cavalcatura del nemico. La ragione dell’autodifesa è evidente. La difesa del cavallo è altrettanto importante; si è alla pari con il proprio avversario soltanto fino a quando si rimane in sella, se si è disarcionati, o se il cavallo viene ferito, la battaglia è perduta. Naturalmente, l’attacco al nemico è l’obiettivo principale. In tutte queste situazioni l’arma più efficace è un’arma lunga come, per esempio, una pertica, una lancia o un’alabarda.

Un’artista marziale a piedi che combatteva contro un avversario a cavallo, aveva bisogno di armi differenti. Il suo obiettivo: l’uccisione del nemico, era raggiunto più facilmente se il nemico veniva disarcionato. Per riuscire in questa impresa si usava efficacemente una spada uncinata per attaccare le gambe del cavallo, o in alternativa un bastone molto lungo e affusolato per scagliare l’avversario a terra.

Il fattore finale che un’artista marziale considerava nella scelta di un’arma era il suo stile marziale personale. Certe armi si confanno più ad una scuola che ad un’altra. Per esempio, i discepoli di Shaolin sono più adatti ad usare un lungo bastone o una lancia, mentre i praticanti di Taiji scelgono più spesso la spada.

Anche la religione ha giocato un ruolo importante nello sviluppo delle armi in Cina. I monaci inventarono delle armi a basso potenziale mortale, ma molto efficaci nell’autodifesa e anche come attrezzi di uso comune. Le loro armi spesso servivano per ripulire la strada dai cespugli quando viaggiavano nella campagna, per portare i loro averi, e per camminare, come, ad esempio, un lungo bastone.

Durante la dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) e Tang (618 – 907 d.C.) il Buddismo divenne molto popolare. Gli imperatori Han e Tang furono tutti sinceri buddisti e in quel tempo molte armi furono importate dal Tibet, la culla del Buddismo. Nella dinastia Liang (502-557 d.C.), i monaci s’interessarono alle armi e al tempo della dinastia Song (960 – 1280 d.C.), i monaci Shaolin furono artisti marziali attivi e perfezionarono delle tecniche mortali.

Per essere in grado di utilizzare efficacemente varie anni in diverse occasioni. un’artista marziale dovrebbe praticare e specializzarsi minimo con un’arma lunga e con una corta. Poiché i principi di base di ogni classe di armi sono gli stessi, dovrebbe essere semplice per un praticante ben allenato utilizzare ogni arma immediatamente. L’allenamento con l’arma lunga iniziava tradizionalmente con un lungo bastone, mentre quello con l’arma corta con una sciabola. C’è un vecchio detto “Il bastone lungo è la radice di tutte le armi lunghe, e la sciabola è la madre delle armi corte”, ciò significa che il bastone lungo e la sciabola sono i fondamenti per l’ulteriore sviluppo all’interno di ogni gruppo di armi. Nella società marziale cinese è detto: “La lancia è il re delle armi lunghe e la spada è il capo delle armi corte”. Questo detto sembra suggerire che la lancia e la spada sono le armi lunghe e corte più difficili da imparare. Una volta che un’artista marziale ha raggiunto un grado di destrezza nell’uso di queste armi, egli può trarre vantaggio delle possibilità che la spada e la lancia offrono. C’è un altro proverbio: “cento giorni di allenamento a mani nude, mille giorni di allenamento con la lancia e diecimila giorni di allenamento con la spada”. L’insegnamento di questo proverbio è che la spada è l’arma più difficile da imparare. La spada è leggera e richiede più di dieci anni di pratica di “potere interno” prima che si diventi esperti nel bloccare le armi pesanti. In più, poiché la spada è generalmente a doppio filo, sono richieste più tecnica e pratica per usare efficacemente entrambi i fili senza smussarla. Perciò è detto, “la spada vuole velocità e abilità: la sciabola richiede destrezza, astuzia e
potenza”. È anche detto, “la lotta con la sciabola è potente ed è vinta con la forza: la lotta con la spada è morbida ed è vinta con la tecnica”. Per sintetizzare si può dire: “ la sciabola è come una tigre feroce; la spada è come una fenice che vola: e la lancia è come un drago veloce”.


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